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Strade sicure, dalle parole ai fatti. ACI in prima linea per l’educazione

Il traguardo che si vuole raggiungere, con una certa urgenza, ha un nome: strade sicure. Le frecce segnaletiche per arrivarci sono molte. Si partirà dalla scuola con corsi di educazione stradale, per impartire i quali ci sarà una formazione adeguata degli insegnanti. È previsto anche un giorno lungo l’anno scolastico interamente dedicato allo scopo, cioè la sicurezza di tutti gli utenti. In parallelo si terranno: corsi di guida sicura; campagne di sensibilizzazione a tutto campo, puntando sui social. Per rendere più diretta la comunicazione si pensa anche a giovani che si rivolgano ai giovani, raccontando le loro esperienze (significativa a Bergamo l’intuizione di “Ragazzi On the Road” attiva dal 2007).
C’è convergenza di intenti ai vertici della politica: dal ministero dell’Interno a quelli dei Trasporti e Infrastrutture e, naturalmente, dell’Istruzione e Merito. L’importante è cominciare e ad esigerlo è la situazione che si vive sulle strade, tradotto: la gravità che nasce da comportamenti di irresponsabilità o di leggerezza (intollerabile in questa materia) di molti conducenti. Più volte si è messo il dito nella piaga, e si continua a farlo, in pratica ad ogni fine settimana, di fronte alle troppe vittime di incidenti della circolazione. E spesso sono stragi, dove altrettanto spesso, troppe vittime sono giovani. Le cause più ricorrenti sono arcinote: eccessi di velocità, segnaletica ignorata, abuso di bevande alcoliche, consumo di sostanze stupefacenti e in misura crescente distrazioni al volante per inviare o leggere messaggi, dare un’occhiata alla posta elettronica, ecc. La media è agghiacciante: per il reato di omicidio stradale c’è più di un indagato al giorno e quasi 9 per lesioni gravi (fonte ANCI, con rilevamenti dal 25 marzo 2016 al 2021).
“Non ci si può rassegnare agli incidenti e alle tragedie della strada come fosse un pedaggio alla fatalità, dovuto in particolare all’esponenziale aumento del traffico – dice Valerio Bettoni, presidente dell’AC Bergamo –. Certo, gli autoveicoli sono in continua moltiplicazione, i mezzi pesanti sono molti perché si continua a privilegiare la gomma rispetto ai binari. Ma a monte di tutto ci dev’essere la responsabilità individuale e bisogna dispiegare tutti i mezzi necessari per scoraggiare severamente i troppi conducenti che pensano di farla franca, mettendo a rischio l’incolumità di altri utenti”.
Qui ci sono in prima linea le categorie più fragili e vulnerabili, dai pedoni ai ciclisti. “L’ACI – sottolinea il direttore dell’AC Bergamo, Giuseppe Pianura – si sta battendo da tempo su questi obiettivi e lo fa nel concreto con i corsi rivolti ai ragazzi e ai giovani dei vari livelli scolastici, sia con la teoria sia con la pratica. Sono stati 750 gli studenti delle superiori che li hanno frequentati in questo anno scolastico durante 30 giornate”.
La tecnologia oggi può essere di grande aiuto a tutti i livelli: dall’educazione, alla comunicazione fatta a 360 gradi, sia come notiziario sia come formazione, fino al rilevamento di chi viola il Codice della strada con una qualsiasi infrazione. Necessaria è la sistematicità dei controlli e dei rilevamenti con la certezza che le trasgressioni saranno punite senza “se” e senza “ma”. È evidente che non si può fare di ogni erba un fascio e che ci sono gradi diversi di responsabilità da considerare: “Ma l’incolumità delle persone – conclude Valerio Bettoni – deve essere recepita e compresa come un valore sacrosanto e irrinunciabile. Giusto poi che siano riconosciuti i conducenti – e sono per fortuna la maggioranza – che si attengono e rispettano le norme del Codice: si parla per questi di punti premio sulla patente, che costituiscono un incentivo di sicura efficacia. E dunque si proceda anche in tal senso”.
Fonte e foto: AC Bergamo
 
 

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